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Infinityhub Spa entra in OpificioQuerini di Fondazione Querini Stampalia a Venezia.

Il reddito immateriale della cultura: quale valore porta all’azienda.

Intervista al Business Angel.

Massimiliano Braghin – President & Founder InfinityHub S.p.A.

1. Perché la scelta di partecipare a OpificioQuerini? Cosa significa per l’azienda questo progetto?

“Immaginate che alla fine dei tempi gli uomini ad uno ad uno, compiacendosi del proprio lavoro, vengano ricevuti da Dio. Quando tra tutte le infinite professioni si presentò un artista, Dio restò interdetto. Perché che gli uomini potessero essere artisti, era cosa che neanche lui aveva previsto. Ma invece che indispettirsi si compiacque ancor di più di quelle sue creature che avevano sorpreso il loro stesso creatore, facendo qualcosa che neanche lui aveva messo in preventivo. L’arte è l’attività che fa balzare l’uomo oltre se stesso, che è lo spazio dell’imprevisto, del non necessario, del gratuito, È il luogo in cui il desiderio che muove l’uomo in ogni istante della sua vita, tenta ti oggettivarsi in una forma, in una parola.” [Gio Ponti]

Ecco la Fondazione Querini Stampalia è uno di questi luoghi, e OpicifioQuerini ne è una porta d’accesso: uno Stargate.

È Nata dal desiderio del nobile Giovanni la Fondazione Querini Stampalia, nel solstizio d’estate del 1869, con la volontà di “promuovere il culto dei buoni studi e delle utili discipline”, mettendo a disposizione degli studiosi e dei giovani la sua ricca biblioteca, aprendo ai veneziani e ai visitatori di tutto il mondo le sale del palazzo con le importanti opere d’arte.

InfinityHub, che ho fondato nel solstizio d’estate del 2016, opera nell’intersezione di tre trend: la green economy, la finanza etica ed innovativa ed il mondo social, e si muove da subito naturalmente “contaminandosi” con l’arte e la bellezza, dapprima disegnando una piazza digitale con lo stile futuristico deperiano, ed ora sublimandola con l’arte del paesaggio veneziano (ove si trova la mia Università d’origine: Ca’ Foscari).

Per noi e per OpificioQuerini è l’occasione per accogliere e testimoniare tematiche innovative e discipline lavorative sostenibili di necessaria educazione collettiva, ora più che mai. Ad oggi fra l’altro siamo anche ospiti con due new entry in InfinityHub, laureandi di Ca’ Foscari, nell’attesa della selezione di un’altra nostra unità locale operativa proprio nella Città Storica.

2. Quali sono i valori di OpificioQuerini che condividi?

Certamente l’esposizione e la condivisione dell’arte e quindi la bellezza, che arriva e spiega in modo elementare i valori della vita, in aggiunta poi a questa originaria apertura della fondazione ai giovani studenti, che sono la base per “migliorare sostenibilmente” ciò che le generazioni precedente han lasciato un po’ andare, portando solo il retaggio positivo alla sua funzione primordiale verso il Buon Lavoro.

“Un tempo gli operai non erano servi. Lavoravano. Coltivavano un onore, assoluto, come si addice a un onore. La gamba di una sedia doveva essere ben fatta. Era naturale, era inteso. Era un primato. Non occorreva che fosse ben fatta per il salario, o in modo proporzionale al salario. Non doveva essere ben fatta per il padrone, né per gli intenditori, né per i clienti del padrone. Doveva essere ben fatta di per sé, in sé, nella sua stessa natura. Una tradizione venuta, risalita dal profondo della razza, una storia, un assoluto, un onore esigevano che quella gamba di sedia fosse ben fatta. E ogni parte della sedia fosse ben fatta. E ogni parte della sedia che non si vedeva era lavorata con la medesima perfezione delle parti che si vedevano. Secondo lo stesso principio delle cattedrali. E sono solo io – io ormai così imbastardito – a farla adesso tanto lunga. Per loro, in loro non c’era allora neppure l’ombra di una riflessione. Il lavoro stava là. Si lavorava bene. Non si trattava di essere visti o di non essere visti. Era il lavoro in sé che doveva essere ben fatto.” [Charles Pèguy]

3. Quanto è importante fare network e cosa significa per l’azienda?

Fare network deve essere una conseguenza del buon lavoro. Partendo dal lì e condividendo l’esperienza educativa il network viene da sé. Oggi il marketing tradizionale è stato soppiantato dal potentissimo socialing che non deve essere uno strumento fine a sé stesso, ma occasione di compartecipazione a un’opera che abbia un senso, e che unisca piuttosto che divida la bellezza, l’arte e la Cultura (con la C maiuscola). Il fare network attorno a questi è dunque un momento di esercizio utile a tutti.

4. Cosa può offrire una storia imprenditoriale a un’istituzione culturale?

Venezia è allo stesso tempo fragile e complessa e, da sempre nella storia, un incubatore di sfide innovative, tecnologiche e organizzative: dai sistemi di navigazione alle sperimentazioni edilizie, dai metodi costruttivi in Arsenale alle organizzazioni di mestiere, dalla diffusione della partita doppia alla prima legge sui brevetti. La parabola millenaria della civiltà veneziana è punteggiata di invenzioni e ricca di contaminazioni tra diversi saperi.

InfinityHub si occupa di riqualificazione nel settore energetico, puntando anche sulla mobilità elettrica, sulle energie rinnovabili e sulla riqualificazione energetica di immobili destinati allo sport, al welfare, alla GDO, condividendo il capitale di società di scopo e utilizzando sistematicamente l’equity crowdfunding . La nostra mission è mettere in atto un paradigma: la rivoluzione energetica sostenibile e condivisa, in osservanza dei principi di democrazia energetica, condividendo i vantaggi direttamente con chi vuole liberamente aderire ai singoli progetti.

Per fare questo, InfinityHub sfrutta la cooperazione sociale, il progresso economico e l’innovazione tecnologia per creare un modello win-win, generando investimenti che condividono la marginalità del progetto stesso e che a loro volta creano un circuito virtuoso di nuovi posti di lavoro. Infinityhub usa il crowdfunding per finanziare i progetti della propria community. Ha già validato 9 volte il modello divenendo la prima società italiana nella Green Economy per utilizzo dell’Equity Crowdfunding.

InfinityHub può testimoniare un’esperienza e dare speranza con praticità e visione, sommando tendenze che hanno un’origine lontana ed un senso infinito.

“Per decretare il successo di un progetto, è sufficiente fare in modo che tutti i partecipanti ci guadagnino, anche in termini economici. Se poi il progetto verte sui temi dell’ambiente e dell’energia sostenibile, del welfare, potremmo aver trovato la soluzione per perseguire seriamente quella rivoluzione energetica auspicata da tanti.” [Antonio Lumicisi]

 

5. Venezia è una ricchezza in sé?

“La bellezza è sempre un rapporto tra limite e infinito. Chi si concentra solo sul limite ne rimane schiacciato, chi si concentra solo sull’infinito perde la realtà. La relazione tra il limite e l’infinito è invece l’evidenza della tensione buona, anche se a volte drammatica, del vivere. Siamo fatti per l’infinito ma solo se quell’infinito ama e riempie il nostro limite. Per questo amo fotografare limiti proiettati sull’infinito. Mi ricordano chi sono e per chi sono fatto.” [Alessandro D’Avenia]

6. Cosa attendersi in prospettiva dall’esperienza di condivisione che il progetto OpificioQuerini propone?

Mi attendo di poter vincere tutti: Win-Win!

“Tutte le società sono destinate a fallire, se non sono tenute assieme da una forza indipendente da economia e politica, e questa forza e’ di origine culturale” scriveva Gustavo Zagrebelsky, certo della cultura del fare insieme.

Concludo con la definizione di bellezza ma anche di forza lavoro che percepì Dante visitando l’Arsenale di Venezia e lo scolpì nelle pagine della storia della Cultura del mondo:

“Quale ne l’arzanà de’ Viniziani

bolle l’inverno la tenace pece

a rimpalmare i legni lor non sani,

ché navicar non ponno – in quella vece

chi fa suo legno novo e chi ristoppa

le coste a quel che più vïaggi fece;

chi ribatte da proda e chi da poppa;

altri fa remi e altri volge sarte;

chi terzeruolo e artimon rintoppa;

tal, non per foco ma per divin’arte,

bollia là giuso una pegola spessa,

che ’nviscava la ripa d’ogne parte.”

[Dante Alighieri, La divina Commedia, Inferno, Canto XXI, vv. 7-18]

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