Martedì 15 febbraio InfinityHub è stata ospite nel webinar organizzato da LegaCoop e Giovanni Cutini, socio fondatore e
membro del CDA di InfinityHub, che ha presentato InfinityHub, e moderato l’evento tra i quattro relatori.
Grazie a questa opportunità, Giovanni Cutini ha spiegato la storia di InfinityHub che ci ha accompagnato insieme alle sue NewCo fino ad oggi, e ha illustrato i diversi passaggi del nostro modello finanziario.
Fare tutto questo, in un palco con più di 30 Cooperative, è stato essenziale per permetterci di aprire nuove reti per future collaborazioni con un settore che condivide con noi molte virtù e obbiettivi.
Aumentare il numero di partner è il nostro obbiettivo, necessario per compiere una vera transizione ecologica ed energetica, in più territori possibili.
Il presidente di LegaCoop, Alberto Alberani, ha sottolineato due grandi ambiti che riguardano le cooperative sociali.
In primis, come tutte le cooperative, stanno aumentando la propria sensibilità ambientale, oltre a quella sociale già molto forte, unita a quella della sostenibilità.
Passando poi ad ambito economico ha evidenziato come le diverse cooperative emiliane-romagnole, le quali hanno in gestione circa 3000 immobili, hanno la grande responsabilità di chiudere i bilanci in positivo, facendo molta attenzione al risparmio economico, strettamente legato a quello energetico, sempre più complicato visto l’aumento dei costi dell’energia.
Come 2° Relatore è intervenuto il presidente e socio fondatore di InfinityHub, Massimiliano Braghin, l’inventore del modello Y, che ha spiegato come è nata l’idea di condividere con le persone una modalità finanziaria che potesse approcciare al mercato del risparmio energetico e delle energie rinnovabili.
Ha fatto notare che “per moltiplicare bisogna dividere o meglio dividere-con”, InfinityHub è nata, infatti, fin dall’inizio come società per azioni.
In concomitanza con la nascita della società è arrivato anche il crowdfunding in Italia, con una legislazione efficace che consente di ottenere liquidità, lanciando così il modello finanziario e passando da 20 azionisti iniziali a 50 che hanno consentito la partenza dei primi progetti green. Così sono iniziate una serie di campagne di successo…
Attraverso questo processo si è capito per esperienza che, condividendo il capitale sociale NewCo, si può, non solo acquisire la liquidità necessaria per iniziare i progetti di riqualificazione, ma si moltiplicano le relazioni tra le persone, non necessariamente attraverso la partecipazione al capitale sociale, ma anche per la rete che si crea tra tutti gli attori.
“Chi si siede allo stesso tavolo rotondo”, che può essere chi consuma energia, chi lavora per produrla e chi finanza il progetto energetico, si unisce per raggiungere il punto di Pareto efficienza, come dicono in USA “Win-Win”.
E grazie all’entrata nel capitale sociale di persone fisiche e giuridiche, che ottengono i dividendi della società e detrazioni d’imposta sul loro investimento, si ottiene un terzo “Win” facendo vincere tutti.
Si può dedurre quindi che questo modello finanziario è fondamentale per finanziare progetti che, senza questa opzione, non sarebbero facilmente finanziabili ed in molti casi impossibili da riqualificare. Considerando, inoltre, che il noleggio operativo è sempre più basso nel tempo, rispetto al risparmio energetico da parte degli energivori.
Oltre al progetto in sé, avviene un’educazione alla sostenibilità che passa attraverso la condivisione di un’esperienza comune che per noi è essenziale.
La parola è passata al presidente di Società Dolce, Pietro Segata, il quale nel suo intervento si è concentrato sull’istruzione che lui per primo ha avuto, come imprenditore, rispetto al modello finanziario innovativo del crowdfunding, che ha permesso a Società Dolce di raccogliere liquidità “equity” per accelerare, come lo sottolineato dal presidente, il processo di decarbonizzazione del Welfare, portando le loro strutture ad un regime di consumo e di produzione di energia, compatibile con gli obbiettivi della cooperativa stessa.
Il fondatore di società Dolce fa presente che la Cooperativa ha contribuito con una cifra ridottissima di 1000€ al capitale di rischio, come investimento iniziale, se comparata alla cifra finale di 600.000€ raccolta nell’ equity crowdfunding da presentare poi al “mercato del credito” per poter ottenere un finanziamento, per la riqualificazione di strutture interessanti per WEYDOLCE ER. La partecipazione di oltre 100 investitori evidenzia un forte direzione del sociale nel mercato green e fintech.
Ed è il motivo per cui è ora in corso una seconda campagna di crowdfunding, WEYDOLCE Lombardia che, come nella prima, non prevede l’efficientamento energetico di un solo immobile ma, al contrario, include diverse unità appartenenti alla cooperativa, da quelle più autonome, anche rispetto a Società Dolce, a quelle più difficili da finanziare.
Ha illustrato in seguito come nel prossimo futuro ci saranno tanti immobili, da riqualificare o da creare, nel primo caso saprà già a chi rivolgersi, nel secondo, grazie all’educazione ricevuta, saprà già quali strumenti innovativi utilizzerà.
Last but not least, l’ultimo intervento di Marco Morganti, responsabile della Direzione Impact di Intesa San Paolo che ribadisce quanto sia inclusivo il modello finanziario di infinityHub, dando la possibilità ai privati di diventare soci della società veicolo, aggiungendo valore sociale a questo schema o come da lui sottolineato “creando una fortissima produzione a livello d’impatto economico-sociale”.
Spiega, inoltre, che attraverso il crowd, il terzo settore ha la possibilità di realizzare il bene comune, anche in termini economici.
Come nel crowdfunding, apparentemente contro ogni logica bancaria, la banca, finanziando progetti insieme a privati che sono senza rischio e a tasso zero, si toglie da sola una parte degli interessi sull’investimento destinati alla banca stessa.
E allora perché si è agito così?
Perché se si forma uno schema inclusivo ci sono effetti positivi straordinari come nel nostro modello.
Un vantaggio va a quelle persone che hanno partecipato all’accelerazione di un processo di riqualificazione condiviso, ottenuto molto prima rispetto alle tempistiche medie, ed avere una divisione equa del rendimento della NewCo.
E la banca, in tutto questo, ci guadagna per due motivi, il primo, è che il servizio del debito di quel prestito è meno oneroso per il cliente (nei confronti della banca) e di conseguenza ha meno possibilità di fallire.
Il secondo motivo, è che la banca, aderendo a questo schema, mantenendo il suo tasso d’interesse, sarà difficilmente battibile da eventuali concorrenti, che si troveranno a dover “gareggiare” con il tasso medio d’interesse molto più basso, rispetto alla media delle banche, grazie all’entrata di finanziamenti privati a tasso zero.
Questi schemi condivisi creano una vittoria per tutti, producono sostenibilità e ricchezza, in modo virtuoso. E questa diventa una lezione importantissima per le società del terzo settore che vogliono crescere su questi due aspetti.
Conclude il discorso sottolineando che il modello Y è perfettamente compatibile al terzo settore, sia per i risultati economici che per la sua virtuosità, per l’impegno che la banca sta già mettendo per finanziare in parte i progetti presenti, e sicuramente quelli futuri, attraverso InfinityHub.
È stato poi lo stesso presidente a sottolineare che lo spreco energetico è un capitale che va efficientato, il cui rendimento dev’essere equamente distribuito.
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